I
principali punti del decreto legge sono:
1)Tagli
al Fondo di finanziamento per le università in 5 anni di
quasi 1,5 miliardo
di euro, pari a circa il 20% del finanziamento totale: questo
provocherà aumenti vertiginosi delle tasse universitarie, tagli del
personale, chiusura delle piccole università, svendita ai privati.
2)Incentivo
alla trasformazione
delle università pubbliche in fondazioni private:
visti
i tagli le università saranno costrette a trovare nuove forme di
finanziamento privato tramite appunto le fondazioni. In questo modo
nella formazione degli studenti esigenze aziendali e di profitto
prevarranno sulla qualità del sapere.
3)Diminuzione
dell’organico di ricerca del 50%
in 5 anni e con essa l’impossibilità per i giovani laureati di
intraprendere una qualsiasi carriera universitaria e ulteriore
riduzione della possibilità di stabilizzazione per gli attuali
precari.
4)Revisione
degli stipendi triennale anziché biennale
con un progressiva perdita di potere d’acquisto da parte del
personale universitario ed in particolare dei giovani ricercatori.
I TAGLI
I tagli avverranno secondo questo schema, con la riduzione di: -3.5
milioni di euro per l’anno 2009 ; -190 milioni di euro per l’anno
2010 ;- 316 milioni di euro per l’anno 2011 ; -417 milioni di euro
per l’anno 2012 ; – 455 milioni di euro a decorrere dell’anno
2013, per un totale di 1441.5 milioni di euro almeno fino al 2013.
I
Senati Accademici delle stesse università prevedono per i prossimi
anni, non riuscendo a coprire nemmeno le spese per l’organico, un
aumento che arriverà a TRIPLICARE
le attuali tasse d’iscrizione. Anche
se la Gelmini dichiara che “Non sono previsti aumenti delle tasse
universitarie, la cui quota è fissata per legge” questi aumenti
NON li stabilisce il Ministero ma le università, che sono autonome,
e che in caso di necessità POSSONO aumentare le tasse che NON sono
fissate per legge.
Con
il passaggio a fondazione l’università potrà quindi (e vista la
mancanza di fondi, dovrà) chiedere agli studenti una cifra valutata
senza dover rispondere a nessun tetto prefissato. Una retta
universitaria da 10000 euro
potrebbe essere uno standard per il prossimo anno accademico.
Queste
misure sponsorizzate dal binomio aziende e politica spingeranno
sempre di più l’università verso una struttura asservita alle
logiche di mercato, ai privati che finanzieranno la didattica e la
ricerca secondo le loro esigenze di produrre profitto, certo non
formazione! Un’università secondo il modello anglo-americano:
creazione di centri di eccellenza costosi e privilegiati e la
conseguente selezione ed esclusione in base al reddito. Quanti
degli studenti e delle studentesse potranno permettersi un percorso
di studi che costi complessivamente 50’000 euro?
Realisticamente pochi, gli altri saranno quindi costretti a
auto-dirottarsi verso quei poli compatibili con il proprio
portafoglio, verso le università poco attrattive per le aziende e
private di tutto…
Questo
non possiamo permetterlo!
Contro
il decreto legge Gelmini e i tagli all’istruzione pubblica
BLOCCHIAMO
LE UNIVERSITA’!!!