Occupata la Facoltà di Lettere e Filosofia

  Occupazione di Lettere e Pranzo Sociale, fotografie di Azzurra Balistreri

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L’Assemblea
Permanente degli Studenti di Lettere e Filosofia riunitasi il 4 novembre 2008 ha deciso
l’occupazione della Facoltà come prosecuzione della mobilitazione a oltranza
contro il progetto di dismissione dell’università pubblica portata avanti dalla
legge 133/08 e in solidarietà ai 501 precari tecnico-amministrativi dell’Ateneo
genovese che entro l’1 gennaio perderanno il lavoro.

La mobilitazione
portata avanti finora dalla nostra e dalle altre facoltà in lotta  non è una lotta resistenziale e conservativa,
siamo anzi consci che l’istituzione università vada completamente riformata,
per aprirsi a una didattica più partecipata, che sappia stimolare la produzione
di saperi da parte degli studenti, che sia più inclusiva, s
vincolata
dalle logiche di mercato e sensibile alle esigenze delle persone che la vivono
ogni giorno. Intendiamo perciò iniziare a praticare tutto ciò in all’interno
della nostra “facoltà liberata”, aprendo le porte di via balbi alla
cittadinanza.

Il calendario
delle attività previste per i prossimi giorni comprenderà seminari autogestiti
da studenti e professori, cineforum, dibattiti e rappresentazioni teatrali,
trasformando questi spazi in un luogo di condivisione di saperi ed esperienze
di lotta, in linea con le mobilitazioni in atto nelle altre Facoltà genovesi e
italiane.

Sarà garantito
comunque il regolare svolgimento delle attività didattiche e amministrative,
precisando però che chiunque entri nei locali della facoltà accetta di entrare
in una facoltà occupata in lotta e perciò è da considerarsi occupante e
solidale con la mobilitazione in corso.

Non intendiamo
fare nulla di meno di ciò che avviene quotidianamente all’interno della
facoltà, faremo anzi molto di più, provando a portare avanti all’interno dei
locali dell’ateneo una riforma dal basso, che dimostri concretamente come
potrebbe e dovrebbe essere un università critica e libera, dove gli studenti
abbiano un ruolo da protagonisti e non siano solo spettatori e recettori
passivi di una didattica nozionistica e unidirezionale.

Vogliamo
smontare la visione diffusa di un’università chiusa, che si parla addosso,
impermeabile alle tematiche della quotidianità; occuperemo gli spazi della
facoltà, ma saremo a parlare fra la gente, nelle piazze, nei mercati, nelle
strade. Siamo studenti, ma siamo anche precari, lavoriamo senza diritti per
guadagnare 500 euro al mese, per pagarci l’affitto o le tasse universitarie,
partiamo dalla facoltà per costruire una critica radicale a questo sistema
basato sul rischio senza regole, sull’assenza di diritti diffusa e su rendite
per pochi.

Non può
essere l’istruzione pubblica a pagare la crisi di banche e manager senza
scrupoli, tanto meno le famiglie e i lavoratori. Non pagheremo noi la crisi e
non ci fermeremo finchè la legge 133 non sarà ritirata.

Critichiamo
ferocemente l’attuale sistema universitario a piramide rovesciata
, con una
base piccola piccola fatta di ricercatori, dottorandi e borsisti e un vertice
pesantissimo fatto di baroni intoccabili e strapagati; riteniamo però che si
possa iniziare a parlare seriamente di riforma solo quando questi tagli saranno
revocati. Sicuramente la soluzione non è il definanziamento, cambiare il
sistema scolastico e l’università significa piuttosto aumentare le risorse
vigilando sugli sprechi e sugli abusi, sostenere concretamente – quindi
finanziariamente – la ricerca, qualificare i processi formativi, garantire
l’accesso alle professioni e al mondo del lavoro in generale.

Sarà una
lotta a oltranza, senza una scadenza se non quella del ritiro della legge.
Siamo determinati, perchè sappiamo bene che c’è in gioco il futuro
dell’istruzione e della cultura, il futuro di questo paese, il nostro futuro.
Non abbiamo paura.

L’università
è finita. L’università comincia adesso.

 

Assemblea
Permanente di Lettere e Filosofia

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